venerdì 11 aprile 2014

Divergent: riflessioni su una trasposizione cinematografica

In un futuro lontano (no, non stiamo parlando di Hunger Games) dove l’arma più potente è l’amore (..e neanche di Twilight!)..Ok, è l’ennesimo film basato su un romanzo di genere young adult con protagonista una ragazzina (sempre preferibilmente minorenne ma che non lo dimostra) che si innamora del tipo figo cupo e misterioso, ma sono ostacolati dalla società che li circonda. Divergent è tutto questo ma è anche molto altro.



“La società distopica in cui vive Beatrice Prior è suddivisa in 5 fazioni, ognuna delle quali è consacrata a una virtù: sapienza, coraggio, amicizia, altruismo e onestà. Beatrice deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia.”

Così comincia la prefazione del libro e più o meno con le stesse parole il film illustra in che mondo stiamo per entrare. Il bello di questa storia sta proprio nel fatto che partendo da questa situazione, si assiste quasi a tre vicende diverse unite dalla figura della protagonista, Beatrice detta Tris (leggendo il nome con la pronuncia inglese corretta si capisce da dove viene il soprannome, non dite BeatriCE!).
Nella prima siamo attanagliati dall'ansia di sapere a quale fazione la ragazza sceglierà di appartenere, se restare con la famiglia tra gli altruisti ma piuttosto noiosi Abneganti, o abbandonare tutto per un’altra. Il motto di questo mondo è “La fazione prima del sangue” e la scelta non è delle più facili, e ovviamente lei non è come tutti gli altri e la propria decisione potrebbe andarne della sua stessa vita.
Poi si passa alla vita nella fazione scelta (per questioni di spoiler non dico quale sia, rovinerei una delle emozioni più intense del film se lo rivelassi) e anche qui le cose non sono certo rose e fiori, ma qualche lato positivo lo si trova sempre, specie se questo lato è alto moro fisicato e con tatuaggi nascosti che si è curiosi di scoprire!
Infine la svolta (che nel libro corrisponde alle ultime 100 pagine, 1/3 del volume non a caso credo), in cui alle sue vicende personali si aggiungono quelle dell’intera società (e che fanno si che questo sia solo il primo capitolo di una trilogia di successo, birbante di una scrittrice!), sebbene alcuni indizi sono inseriti fin dall'inizio.

Non manca è vero la storia d’amore che ci trasforma sempre in adolescenti isterici (dai ammettiamolo!), che di certo non è una macchietta come in Hunger Games, né l’unica cosa che conta come in Twilight, per questo preferisco finire qui i rimandi alle altre due saghe per giovani adulti di successo internazionale. E’ qualcosa che nasce lentamente e non è del tutto ostacolato, anche se di motivi per tenerlo nascosto almeno agli inizi se ne trovano nel libro, nel film non se ne fa cenno.

Ed eccoci quindi al paragone vero e proprio, libro vs film.
In poche parole a mio avviso è una buona trasposizione. Ho letto il libro in tre giorni e visto il film qualche giorno dopo, quindi avevo le idee ben chiare durante la visione. Non mancano i tagli, come è giusto che sia (a meno che non si voglia un film di 5 ore e più qualcosa deve pur sparire) e alcune modifiche, che se a prima vista possono turbare chi si aspetta una fedeltà assoluta, in realtà sono ben spiegabili con motivazioni di natura visiva e cinematografica. Leggendo un libro è bello perdersi in riflessioni profonde e intime e magari concludere certe situazioni in maniera rapida e più o meno indolore; al cinema qualche sparatoria, lotta o azione in più non guastano mai invece, per non parlare degli effetti visivi che seppur minimi, come una lavagna vecchio stile con tanto di gessetti sostituita da uno schermo super tecnologico, non si fanno disprezzare, anzi.

La resa visiva di ciò che mi immaginavo è stata abbastanza soddisfacente (ho evitato di vedere foto o video del film mentre leggevo, conoscevo solo i volti dei protagonisti che comunque la mia immaginazione poi trasforma sempre). Nota di merito sicuramente la location scelta, una Chicago con i suoi alti grattacieli ridotti in rovina dalle guerre e dal tempo passato. Un po’ meno mi è piaciuta la realizzazione della base della fazione che Tris sceglie, me l’aspettavo più pittoresca devo ammetterlo.
Belle anche le scelte musicali, alcune scene sono accompagnate da una colonna sonora niente male!

Quanto agli interpreti scelti, non posso dire che ci sia stata una recitazione spiccata o degna di nota di qualcuno, anche da parte di Kate Winslet (il nome sicuramente più importante tra i volti di molti giovani soprattutto), ma anche qui in linea generale nessuna lamentela, in fondo il libro stesso non presenta personaggi dalla personalità così spiccata da permettere prove d’attore degne di questo nome. Speravo qualcosina in più forse dalla intrigante Maggie Q il cui ruolo passa un po’ in sordina, lo stesso per Tony Goldwyn (ma credo dipenda dal mio animo telefilo che quando vede certi attori subito si rivela e vuole di più). Non ho letto ancora gli altri due libri della trilogia, quindi non voglio sbilanciarmi troppo, spero ci sarà modo di testare la bravura di tutti in vicende future (il sequel del film è già confermato, fortunatamente).

Il messaggio morale di base ammetto sia un po’ banale, o comunque non ben elaborato. Le mie vere ritrosie le ho avute proprio nella considerazione iniziale che imporre alle masse, per quanto ignoranti e chiuse, di mantenersi entro un unico carattere è impensabile. L’uomo è fatto di mille sfaccettature, mille caratteristiche che lo rendono tale, non può essere solo buono, solo altruista, solo onesto, solo coraggioso o solo saggio, può essere anche tutto o niente. La rivolta dei Divergenti sta proprio in questo, nel combattere anche solo con la propria esistenza le barriere create dalla società per mantenere l’ordine, perché chi non può essere etichettato sotto un certa casella non può essere controllato e manipolato. Riflessioni importanti sicuramente alla luce della società e delle sue convenzioni che noi tutti viviamo quotidianamente. Ma spero vivamente che non si arrivi mai, in un futuro vicino o lontano che sia, al punto da avere una completa alienazione delle proprie caratteristiche personali in favore di quelle sociali. Badate bene io non sono il tipo da “Libertà ad ogni costo”, ma piuttosto “Libertà con intelligenza” e forse ci ha visto bene l’autrice del libro quando ha dato una luce sinistra proprio alla fazione più acculturata degli Eruditi. Sapere è potere, sempre.

Che dire? Andatelo a vedere! E’ un film di genere certo, non dico sia per tutti i gusti (non è un fantasy spinto comunque, niente mostri o roba del genere...almeno per ora), ma per chi come me, nonostante i tentativi di aprirsi a nuovi orizzonti, si ritrova alla fine a mantenere una certa predilezione per quel tipo di narrativa è decisamente da non perdere. Veronica Ruth (insieme alla Summit che ci vede lungo per queste cose) si vede che conosce bene l’ambito su cui si è buttata e noi, come topi col pifferaio, ci caschiamo con tutte le scarpe. L’importante però è non deluderci nel finale, come altri hanno fatto!

Vostro David


PS: Non resisto dal dovermi lamentare non so se del traduttore italiano o della stessa Ruth, ma cari miei “I trasfazione” o che uno si chiami “Quattro” sono parole che non suonano per niente bene messe così!!

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